Questa quarantena fa pensare, anche troppo per i miei gusti, come se già non pensassi troppo di mio anche quando sono impegnata.
Leggo sui social di gente a cui mancano un sacco di cose che a me non mancano per niente, altre di ui non ho mai sentito la mancanza, altre che mi sembra manchino fin da prima della quarantena.
Gente che parla di abbracci e di condivisione, che fino al giorno prima faceva fatica a salutare il vicino e che se quest’ultimo suonava alla porta per chiedere un po’ di zucchero, fingeva di non essere in casa o litigava coi conviventi su chi dovesse andare ad aprire.
A me gli abbracci ad esempio non mancano, ma io non sono mastata un tipo da abbracci a destra e a manca, eppure so quanto può essere potente un abbraccio. Mi ricordo come se fosse ieri l’abbraccio che mi ha dato la mia migliore amica in chiesa, il giorno del funerale di mia zia: io ero già seduta e lei che è molto più piccina di me mi è venuta di fianco e mi ha abbracciato, tenendomi la testa in grembo e chiedendmi scusa per il ritardo. Mi sono sentita avvolta dall’amore, al sicuro, una sensazione che poche volte ho provato nella mia vita. Quindi a volte più che gli abbracci, mi manca quella sensazione di calore, ma mi mancava spesso anche prima e ora è solo amplificata da una reclusione e una lontananza dagli affetti forzata.
La condivisione invece mi manca tantissimo: il volontariato, ma anche il cibo. Ho sempre condiviso il cibo che cucinavo con la famiglia, con gli amci, con i colleghi. Ora mi sembra assurdo cucinare biscotti e non condividerli. C’è una frase che mi piace molto: “Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti stai solo preparando da mangiare”. Io cucino sempre pensando alla soddisfazione di chi assaggerà il mio piatto e ora non è propriamene possibile farlo. Mi consolo sapendo che mettendo la ricetta sul blog, qualcuno potrebbe replicarla, creado così una sorta di condivisione.
C’è gente che dice che gli mancano persino i clienti maleducati a lavoro, o le persone maleducate in genere che incontravano nel traffico. Ecco, io credo di avere già visto e sentito abbastanza maleducazione da non riuscire prprio a capire come qualcuno possa sentirne la mancanza. Tutt’al più mi posso augurare che questi maleducati riflettano su quanto gli manca chi sopporta la loro frustrazione e augurandosi di non perdere di nuovo queste persone, cerchino di diventare delle persone migliori una volta usciti dalla quarantena. Lo so, è utopia, ma lasciatemi sognare.
Mi manca il poter manifestare e mi è mancato e mi mancherà ancora di più nelle giornate significative: l’8 marzo, il 25 aprile e temo il primo maggio. Ne va della nostra sicurezza però, quindi spero si troveranno valide alternative, come si è già fatto il giorno della festa della donna.
Mi manca il sushi e pure il cibo cinese, la rosticceria nel weekend, lo shopping.
Mi manca la mia passeggiata sugli argini e mi manca la voglia di fare esercizio in casa, perchè non è la stessa cosa, non c’è lo stesso odore e la stessa luce in salotto.
Mi manca la colazione al circolo la domenica mattina e le chiacchere con la barista che mi conosce.
Mi manca fare la barista e mi mancano i vecchietti che mi chiamano “Nina” e che sorridono quando so già cosa preparargli.
Non mi mancano invece quelli che manco salutano e oradinano “una caffè”, però so cosa manca a loro: l’educazione.
Mi manca avere mille occupazioni, perchè chi ha la depressione come me è bene che si tenga impegnato, invece sto a casa a pensare.
Mi mancherà festeggiare la Pasqua in famiglia. Mi manca la mia famiglia. Mi manca avere troppo da fare per pensare a chi e a cosa mi manca.


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