Ho passato delle settimane quasi in totale apatia, poi dei giorni a piangere a dirotto, seguiti da grandi mal di testa e da mente annebbiata.
Lo sappiamo, la quarantena non è facile e la depressione neanche, immaginiamole insieme e avremo un bell’incubo.
La depressione è un po’ una prigione con sbarre nvisibili, la palla non è al piede, ma poggiata sul petto e pesa parecchio.
Potrebbe sembrare un’agonia senza fine, il senso di sopraffazione è insopportabile, è una stanza buia in cui non riusciamo a trovare l’interruttore della luce, nonostante lo abbiamo cercato disperatamente in ogni modo.
Il problema è pensare che la luce possa esserci solo se la accendiamo, il problema è quando cerchiamo quel benedetto interruttore completamente al buio, senza ricordarci che la luce a volte arriva anche da fuori. Può durare un attimo e in quell’attimo proviamo una cosa meravigliosa chiamata sollievo. Quando siamo esausti e abbiamo perso la speranza, ecco, una crepa nel muro e da quella uno spiraglio di luce a scaldarci. Magari in quel rincuorante momento, possiamo intravedere una finestra, spostare la pesante tenda che la oscura e aprirla. Siamo sempre nella stanza, ma stiamo meglio, magari prima o poi vedremo la porta che ci conduce fuori.
Il sollievo non è solo una pausa dai brutti pensieri, è togliersi il peso di quei pensieri di dosso, per un periodo più o meno lungo. Di questo periodo noi dobbiamo approfittare, dobbiamo realizzare che ciò che ci sembra orribile, a volte è orribile perché non riusciamo a vederlo con chiarezza oppure perché nell’oscurità non vediamo le alternative che abbiamo.
Il sollievo può essere dato da una buona notizia, da un complimento, da un gesto di affetto.
Io oggi lo provo perchè mia nonna è guarita dal co-vid 19, solo ieri avrei scommesso che avrei passato la giornata di oggi a piangere e a scrivere qualcosa sul dolore, mentre ora sto scrivendo di qualcosa che mi ha fatto stare meglio.
Arriva all’inprovviso questa sensazione, è leggera, eppure è tamente potente da aver bucato il muro e fatto passare la luce.
Spero di riuscire a sfruttare al massimo questo spiraglio e spero che ne arrivino altri, cosicché io non debba più cercare l’interruttore della luce, ma possa direttamente uscire da questa stanza buia in cui sono rimasta bloccata.


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