Ammetto che faccio ancora fatica a parlare di questa terribile vicenda, mi si riempiono gli occhi di lacrime, non riesco a non pensare a quanto dolore possa avere causato e continuerà a causare.
Ciro e Maria Paola stavano insieme da tre anni da poco convivevano, Ciro ha 22 anni, era nato in un corpo femminile, ma si è sempre sentito uomo, Maria Paola aveva, ebbene sì, aveva, 20 anni e lo amava ricambiata.
Erano felici insieme, ma non tutti erano felici di quell’unione, la famiglia di Maria Paola non accettava la relazione e dava la colpa a Ciro di avere cambiato una ragazza fino ad allora “normale”.
Ciro e Maria Paola sono stati speronati, mentre viaggiavano su uno scooter, a suon di calci da Antonio, il fratello di lei, su una moto, che ha provocato la caduta dei due: Maria Paola è morta subito con profonde ferite alla gola, provocate dall’impatto con un tubo di irrigazione, ma l’aggressione non era ancora finita: Ciro, a terra, con un braccio ferito, è stato malmenato da Antonio.
Agli inquirenti l’aggressore avrebbe detto che non intendeva uccidere nessuno, ma solo dare una lezione a sua sorella e a “quella là”, che l’aveva infettata. In queste parole c’è tutta una cultura patriarcale che viene fuori prepotentemente: il fatto che gli uomini possano decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato che le donne della famiglia scelga o facciano, che non sia possibile per le donne scegliere in autonomia, che se fanno la scelta sbagliata devono essere punite, devono essere rimesse sulla retta via.
Per quanto riguarda il modo in cui si rivolge a Ciro, ovvero “quella là”, è evidente non solo il non riconoscimento come persona, ma neanche come uomo, riferendosi a lei come un non meglio specificato oggetto declinato al femminile. Poi si affretta a dire che “quella là” è un essere infetto, che ha infettato a sua volta la sorella, che prima di conoscerla era “normale”. Questo dovrebbe farci capire quanti danni può fare l’ignoranza quando, invece di essere vissuta come una lacuna, viene sfoderata con orgoglio come un’arma per ferire il prossimo.
I media ci hanno poi fatto vedere come il problema sia sistemico: parlano di relazione lesbica, di Cira e non di Ciro. Non solo Ciro ha perso la sua compagna, ma non gli viene neanche riconosciuta la sua identità, il frutto del suo percorso per l’affermazione di sé. Un percorso difficile, in umo mondo che ancora non riesce a superare gli stereotipi e pregiudizi sulla transessualità, in cui ancora troppi si oppongono a una legge contro l’omolesbotransfobia e misoginia perché non la ritengono utile. Chi si oppone spesso si preoccupa, da etero e cisgender, di poter essere discriminato in quanto tale.
Quello che non vogliono capire è che se per assurdo venissero aggrediti in quanto etero o cisgender, quella legge tutelerebbe anche loro e inasprirebbe la condanna verso il loro aggressione, rendendo di fatto un’ipotetica legge per l’eterofobia, qualcosa di inutile, oltre che di ovviamente ridicolo. Infatti la legge contro l’omolesbotransfobia e misoginia punirebbe chi commette violenza sulla base dell’orientamento sessuale, sul sesso, sul genere e sull’identità di genere, non specifica quali siano gli orientamenti ad avere maggiori tutele, sebbene sia ovviamente noto ai più che omosessuali, transessuali e donne subiscano una maggiore discriminazione.
Non dimentichiamo inoltre che Maria Paola è un’altra vittima di femminicidio, è stata uccisa in quanto donna, poiché si suppone che una donna non sia in grado di autodeterminarsi, che si faccia “infettare”, che non possa scegliere in autonomia di chi innamorarsi. Le è stata data una lezione, l’ultima, come ai bambini che fanno i capricci.
E’ difficile per me non pensare allo strazio del suo compagno Ciro, che chiede di vederla un’ultima volta non sapendo se gli verrà concesso. Tremendo il fatto che così giovane debba sperimentare un lutto così grande, leggere che avrebbe preferito morire lui, che il coronamento della sua felicità gli sia stato portato via dall’arroganza di una persona che ha deciso per tutti in questa storia.
Possiamo soltanto sperare che da tutto ciò le persone acquisiscano sempre più consapevolezza sulla violenza di genere, perché questi fatti riempiano sempre meno la nostra cronaca, perché le generazioni future vengano educate meglio.


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