Intuivo da tempo come sarebbero andate queste elezioni, dopo tanti anni che voti e che ascolti, un po’ lo capisci.

Ovviamente, il sospetto quasi certo, ha attutito di poco la botta.

Ho fatto il mio dovere nei confronti di chi mi ha dato il diritto di voto, nei confronti delle tante vite spezzate affinché questo diritto fosse esteso a tutt*, son andata in cabina elettorale e ho tracciato la mia “X” sperando servisse a qualcosa.

Ho storto come sempre il naso per la divisione tra uomini e donne, pensando alle persone trans e non binarie, pensando a come sia anacronistico e a come potrebbero esserci soluzioni semplicissime.

L’astensionismo è stato enorme, tanto quanto la sfiducia in una politica che è sempre più lontana da* cittadin*, una posizione che riesco a comprendere, ma non a condividere, non quando a rischio ci sono i diritti di tante persone.

L’attesa è stata sfibrante, ma già in tarda serata si cominciava a svelare l’orrore: le preferenze andavano a un partito che non si è mai dissociato dal fascismo.

Sembra strano dopo così tanti anni. Alcuni dicono che non sono fascisti, che il fascismo è morto altri lo rivendicano apertamente e orgogliosamente. Altri cercano un approccio logico al fatto che ai comizi un sacco di braccia si levavano in un “saluto romano”, che poi di romano non ha nulla, è un saluto adottato dal fascismo da un film ed ha una chiara valenza simbolica.

Se ne son accorti persino all’estero, lo si vede dai titoli dei giornali, ma anche da quei leader di estrema destra che hanno voluto subito congratularsi.

“Finalmente una donna premier, dovresti essere contenta” dicono, come se una donna che rappresenta tutti i peggiori valori del patriarcato che diventa premier, dovesse essere una conquista femminista solo perché donna.

Sarà che è appena arrivato l’autunno, sarà l’amarezza o l’instabilità, ma è da ieri che nella mia testa si ripetono le parole della poesia “Soldati” di Giuseppe Ungaretti:

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.

Eppure son così belle e vibranti le foglie autunnali, così forti i loro colori, così strenua è la loro resistenza mentre il vento cerca di portarsele via. E quando si staccano volano e turbinano, prima di posarsi a terra e rubare ancora la scena, creando un panorama incantevole. Fan venire voglia di resistere le foglie di autunno, di opporsi, di lottare ancora.


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