Ieri un simpatico utente di Facebook, dopo avermi chiesto foto di nudo in privato e sentendosi rispondere picche, si è prima messo a farmi la morale sulle foto che metto, perchè se metto foto sensuali, poi mi devo aspettare determinate richieste e alla mia risposta che io posto ciò che mi pare e che non lo faccio per compiacere gli uomini, ma perchè fa piacere a me, mi ha risposto letteralmente: “Vai a dar via quel culone ciccionazza”.
Mi piacerebbe dire che la questione è solamente legata alla bassezza di tale individuo, che tra l’altro ha dimostrato di non avere la minima idea dell’uso delle virgole.
Mi piacerebbe dirvi che la cosa non mi ha minimamente sfiorato, che so che è la favola della volpe e dell’uva che si ripete, eppure non posso dire che non mi abbia fatto comunque male in tutta onestà.
So che la cosa non colpisce solo me, che c’è gente che ne è colpita più di frequente, che a volte queste offese non arrivano semplicemente da una persona che si sente frustrata dopo un rifiuto, è per questo che voglio parlarne.
Voglio parlare del body shaming, della pratica di insultare qualcuno basandosi sul suo aspetto fisico, paragonandolo con canoni estetici largamente accettati come modelli di bellezza dalla società, senza curarsi minimamente della sensibilità, dell’autostima, dell’emotività della persona.
Se si va a chiedere a chi fa del body shaming un’arma il perchè lo faccia, le motivazioni che vengono fuori sono le più disparate. C’è chi si appellerà a un dovere morale di prevenire malattie legate all’obesità o all’eccessiva magrezza (il peso è uno degli argomenti più presi di mira da chi fa body shaming), il problema è che queste persone non si curano affatto di ipotesi quali il fatto che una persona ne sia già a conoscenza o peggio che soffra di una patologia per cui il controllo del peso diventa particolarmente difficile. Oltretutto spesso il body shaming viene perpetrato ai danni di persone semplicemente magre o più “in carne” di altre per costituzione, o con lievi problemi d sovrappeso o sottopeso. Senza contare che non ho mai visto questi simpatici promotori della salute fare lo stesso con chi fuma o beve alcolici a litri.
C’è chi si appelllerà all’altruismo, ovvero sembrerà che ci abbia provato con quella persona che ha appellato poi come scheletro o cicciona, solo per bontà d’animo, perchè altrimenti non se la sarebbe filato nessuno e che quando lei ha rifiutato le avance, ci è rimasto male perchè il suo gesto non è stato apprezzato. Ovviamente non è possibile che quella persona abbia diritto e possibilità di scelta e che abbia rifiutato questo buon samaritano disposto all’eroico sacrificio: immolarsi all’idiozia per vedere un paio di tette.
C’è chi si appellerà al buon gusto: se hai le tette grandi se metti la scollatura sei volgare, se le hai piccole è inutile metterla, se le hai medie devi calcolare con quadra e righello la linea invalicabile che segna il confine tra la santa e la donna di malaffare. In sostanza gente che non ha niente da fare, ha un’occhio allenato per misurare secondo la sua personale percezione del senso estetico e soffre di diarrea verbale.
In realtà le divisioni in categorie sono del tutto fittizie, si tratta semplicemente di gente frustrata e cattiva, che è cosciente di fare del male attuando questo tipo di comportamento e sceglie consapevolmente di farlo lo stesso. Gente che non ha riguardo per nessuno, se non per se stessa. Gente che va allontanata dalla propria vita, senza avere diritto di replica, perchè lo ha perso quando ha scelto di essere malevola.
Farà male quello che diranno, vorreste avere più autostima perchè così non ne rimarreste colpiti, ma per parafrasare Steve Maraboli, ricordate: chi vi giudica dalle apparenze non sta definendo voi, sta definendo se stesso e io aggiungo che per lui non esiste una bella definizione.
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