Ho letto una frase sulla depressione che la descriveva come un “annegare senza morire”. Paroli forti che però sono del tutto realistiche.
Al momento mi sento come bloccata a metà tra il riemergere e lo sprofondare, l’unica cosa che no mi fa lasciare andare del tutto è quell’onda fresca che ogni tanto mi riporta in superfice, giusto il tempo di prendere una boccata d’aria prima di riportarmi esattamentedov’ero.
Ci penso spesso a come dev’essere abbandonarsi. A come può essere meraviglioso passare dal sentire tutto attutito, al non sentire affatto, a non vedere il cielo n modo così distorto. I cielo distorto eppure così incantevole, con la sua luce che filtra attraverso l’acqua, di cui posso percerpire il calore e non riesco a bearmene.
Il cielo stellato che ha destato meraviglie nei secoli passati e continua a destarne.
Non è distante l’aria, mi basterebbe qualche spinta per riemergere, ma mi basta ancora meno per sprofondare verso il basso.
E’ così vicino e pure lontano il mondo delle emozioni e delle sensazioni, ma ad ogni sensazione bella, ne cossisponde una altrettanto brutta, alla visione chiara fuori da questo limbo, corrisponderanno le sferzate di vento gelido, la voglia di ritornare dov’ero con più ferite addosso da rimarginare. Il dolore potrebbe trascinarmi giù come un peso inesorabile, allora forse lottare non basterebbe, quindi rimango nella mia immobilità data dalla paura. La paura di vedere se fuori c’è qualcosa di meglio, per non provare quel dolore lancinante della delusione e dell’abbandono se non ci dovessere essere, se il cielo fosse un miraggio e fuori ci fosse solo desolazione.
Non basta certo uscire fuori per volare, prima bisogna nuotare, poi arrivare alla riva ed è pericolosamente faticoso per chi parte già stanco. E’ faticoso perchè bisogna imparare a dimenticarsi cosa vuol dire non riiuscire più a respirare. E’ faticoso perchè prima di staccare i piedi da terra, devi dimenticare quanto è doloroso cadere, devi dimenticari della paura del fatto che non è dettop che la prossima volta cadrai in acqua, potresti sfracellarti del tutto, potresti non riuscire a tornare su.
Così mi lascio cullare da ìl mio limbo in cui le lacrime si confondono con l’acqua, in cui ho paura che che mi arrivi addosso un masso che mi faccia sparire, ma da cui posso ancora guardare il cielo e sognare.
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