Mary Fairfax Somerville nacque in Scozia, a Jedburgh, nel 1780, dal’ammiraglio Fairfax Somerville e da Martha Charters Fairfax.
Durante l’infanzia studiò danza, pianoforte e disegno, ma all’età di 10 anni fu espulsa dal collegio femminile che frequentava per avere risposto in maniera irrispettosa a un insegnante.
Il padre per punirla la rinchiuse nella biblioteca di famiglia e Mary, ben lungi dal vederla come una punizione, ne approfittò per dedicarsi alla lettura di testi filosofici e scientifici. Quando la punizione terminò, continuò a recarsi in biblioteca di nascosto e sempre di nascosto leggeva gli “Elementi” di Euclide e un libro d’algebra, procurati dal precettore dei suoi fratelli.
Mentre il padre disapprovava l’interesse di Mary per la scienza, lo zio, Thomas Somerville, la incoraggiava e l’aiutò ad apprendere il latino.
A tredici anni fu mandata in una scuola di cucito e arti femminili, per scoraggiare ulteriormente le sue passioni giudicate inadatte per una donna.
A diciannove anni sposò un console russo lontanamente imparentato con lei, Samuil Samuilovich Greig. Continuò a studiare matematica da autodidatta anche se con pochi mezzi economici a disposizione e tra le prese in giro del marito.
Il console morì presto, dopo averle dato due figli e Mary venne ripudiata dalla famiglia che disapprovava il suo comportamento.
Mary non si arrese e in ospedale conobbe William Sommerville, un ispettore sanitario e suo cugino, con il quale scoppio un’amore passionale e travolgente. La coppia si sposò nel 1812 ed ebbe quattro figli. William sostenne la moglie negli studi, comprando per lei libri e giornali scientifici e incoraggiandola verso le sue inclinazioni.
Mary fu libera finalmente di elaborare nuove teorie matematiche e fisiche, discutendo di Laplace e Gauss e interessandosi all’astronomia, studiando gli effetti del magnetismo e del movimento dei pianeti. Fu lei a gettare le basi per la scoperta del pianeta Nettuno e le sue pubblicazioni stupirono la comunità scientifica dell’epoca, incredula di fronte al fatto che fosse stata proprio una donna ad elaborare simili teorie. Fu sempre lei a pubblicare il “Physical Geography”, un compendio di geografia che spiegava i fenomeni fisici legati al territorio, un’innovazione per l’epoca.
Ada Lovelace, la madre dell’informatica, fu sua allieva.
Nel 1838 fu la prima donna, con la collega Carolin Herschel a ottenere l’ammissione onoraria alla Royal Astronomical Society.
Nello stesso anno si trasferì in Italia per motivi di salute del marito e continuò a pubblicare le sue opere e ad essere tenuta in grande considerazione.
Dopo aver girato molto in Europa e in Italia, scelse di trasferirsi a Napoli.
Il marito morì nel 1860 e lei si dedicò alla scrittura delle sue memorie, che saranno pubblicate postume. Continuò a studiare l’eruzione del Vesuvio, recandosi personalmente alle sue pendici alla veneranda età di ottantasei anni.
Nella sua vita si dedicò attivamente alla tutela degli animali, prevendendo l’estinzione di alcune specie a causa della caccia e dell’avidità umana.
Morì nel 1872 a novantadue anni e venne sepolta nel Cimitero degli Inglesi a Napoli, con una statua del 1876 dello scultore Francesco Jerace, a ricordarne la memoria: lei seduta su una sedia, come era solita sedere in vita lungo la riviera di Chiaia.
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